Inno al tartufo

VITTORIO IMBRIANI

Patriota e letterato, (Napoli 1840-1886), figlio di Paolo Emilio, trascorse col padre la giovinezza a Torino e frequentò a Zurigo le lezioni di F. De Sanctis.

Partecipò, come volontario, alle campagne risorgimentali del 1859; si arruolò con i garibaldini nel 1866 e fu fatto prigioniero a Bezzecca; liberato e tornato a Napoli fondò il “GIORNALE NAPOLETANO DI FILOSOFIA E LETTERE”.

Tenne la cattedra di Estetica all’Università di Napoli; fu scrittore estroso, ironico e polemico.

Coltivò con passione gli studi di folklore e di poesia dialettale e in questo molto si avvalse della collaborazione di Michele Lenzi, sindaco di Bagnoli Irpino dal 1878 al 1886. 

 

INNO AL TARTUFO

Fu scritta in Pomigliano D’Arco nel 1874. l’occasione è data da un paniere di tartufi che Michele Lenzi ha fatto pervenire allo scrittore. L’Imbriani mostra di apprezzare moltissimo il gentile pensiero.

Di getto scrive questi versi sul prezioso tubero di Bagnoli Irpino, già presente nella raffinata arte culinaria dei Borboni .

Nei versi il riferimento al panorama politico della provincia di fine ottocento mostra la vena ironica di Imbriani. Profetico è lo scrittore  quando indica nel tartufo il vero tesoro dei nostri monti.


 

<< I tuoi tartufoli

Segno a l’invidia

D’ogni gastronomo

Che la difficile

Arte del ben mangiare ammodo pratichi;

Sanno i felici a cui mandi ciotole.

Deh come olezzano!

Qual soavissima

Fragranza spandono

Per la mia camera!

Rosa, muschio, zibetto o qual mai d’Asia

Profumo è forse a questo comparabile?

Povera Irpinia!

T’impoveriscano,

Disamministrino

E ti dissanguino

Capozzi e i suoi, ch’hanno il Righetti a complice!

Pur questo ben di Dio non posson toglierti.

Se ne le viscere

De le selvifere

Vette Appenniniche

Non si nascondono

Argento ed oro com’in California

Antepongo ai metalli il buon Tartufolo.

Provvido tubere !

Né  sensi  languidi

Desti lo stimolo

Di dolce Venere,

E più saldi e frequenti ènno i concubiti

Allorquando di te cene allegransi.

 

 

Crudo, o con gocciole

Sol parche d’olio

Che ti condiscano,

Soffritto in umile

Tegghia, cosparso su le carni, ascondito

D’un bel tacchin ne le vuotate viscere,

Comunque, d’ottimo

Cibo tu meriti

Lode. Io ti celebro

E ancor invogliomi

Di papparti. Deh zia, su preparatemi

Quattr’altri tartufelli acciò ch’io mangeli!

Ed un purpureo

Bicchier di gelido

Vino mescetemi,

Acciò che un brindisi

Porti al buon Lenzi che il boccone esimio

Da l’amena Bagnoli in dono mandami.

Su quella immagine

Di vaga Vergine

Ch’è tolse a pingere,

Paragonabile

Fia cò tartufi suoi, mai da Vercellio

Non si dipinse un simil capo d’opera,

Canzon, ringrazialo

Con faccia timida;

I caldi auguri

Nostri tu recagli

Ed arrossendo a sottovoce dimmegli

“Cotali invii a ripeter spesso piacciati!”

 



PRO LOCO “BAGNOLI-LACENO”